Infermieri italiani a Londra

Gli infermieri italiani sono sempre più richiesti a Londra e, in generale, dagli ospedali pubblici inglesi. Se fino a qualche anno fa il nostro era un Paese importatore, in relazione a questa particolare categoria di forza lavoro, oggi lo scenario è cambiato, e ci siamo trasformati in un Paese esportatori. Il motivo è presto detto: il mercato interno è saturo, e la situazione è ancora più evidente nelle regioni del Sud. Così, mentre per cinque posti all'Humanits Gradenigo di Torino si presentano quasi 3mila candidati (è successo davvero, lo scorso anno a maggio), da Oltremanica arrivano richieste di figure professionali qualificate. 

Le agenzie per il lavoro che aprono le ricerche per i posti da infermieri nella capitale inglese – si parla di centinaia di opportunità a disposizione – si trovano in difficoltà nell'assecondare le richieste, anche se le offerte sono tutte per contratti a tempo indeterminato. La conclusione che si può trarre dall'analisi di questo contesto è che gli italiani preferiscono rimanere entro i confini nazionali piuttosto che andare fuori dal Belpaese per godere di un futuro professionale solido. Ma è davvero così?

In realtà no, nel senso che uno dei motivi per i quali le richieste di infermieri italiani nel Regno Unito non vengono assecondate ha a che fare con i limiti correlati alla padronanza della lingua inglese. Si stima che, allo stato attuale, di tutte le richieste che giungono dalle strutture sanitarie britanniche vada in porto appena il 15%. Come si può intuire, si ha a che fare con una lunga serie di occasioni perse, che verranno sfruttate da lavoratori che provengono da Paesi differenti. Nel nostro Paese la parabola della professione infermieristica ha conosciuto un ridimensionamento importante sul piano degli sbocchi lavorativi. Fino al 2010 importavano infermieri, in modo particolare dalla Romania e dall'Ucraina, poiché c'era una domanda interna molto elevata. Domanda che, nel corso degli ultimi anni, è calata. Basti pensare che al Sud l'occupabilità garantita ai neo-laureati in infermieristica a un anno di distanza dal conseguimento del titolo di studio è pari al 40%.

Ora, infatti, le richieste del mercato non sono sufficienti ad assecondare la quantità eccessiva di giovani infermieri che è stata sfornata dalle università italiana. Decisamente opposta è la situazione del sistema sanitario pubblico inglese. Per gli infermieri registrati presso l'albo apposito UK, l'NMC, è prevista una retribuzione di partenza che si aggira tra le 21mila e le 29mila sterline; calcolando la cifra in base ai cambi, vuol dire portare a casa più o meno tra i 25mila e i 33mila euro. In funzione del livello di anzianità, poi, lo stipendio sale notevolmente. 

Per avere più chance di avere successo in un colloquio di lavoro a Londra è importante avere un curriculum perfettamente tradotto. Potete richiedere un preventivo traduzione in inglese direttamente su internet a molte agenzie che operano online. Resta sottinteso, però, che la strada che si deve percorrere per diventare infermieri a Londra passa inevitabilmente da una conoscenza ottima della lingua inglese.