Viti: un universo vasto ma ordinato


Abbiamo spesso sotto gli occhi piccoli miracoli di ingegneria che diamo completamente per scontati. Che sia per semplice abitudine – li vediamo così spesso da non renderci conto della loro importanza – oppure per effettiva mancanza di preparazione tecnica, non siamo in grado di apprezzarne le caratteristiche, e nemmeno, spesso, di riconoscerne la varietà, che è molto più ampia di quanto sembri al nostro sguardo poco allenato. Un esempio perfetto di questo problema è quello delle viti: minuterie metalliche apparentemente di poco conto, ma che invece ad uno sguardo esperto si rivelano elementi di un universo vastissimo e con grandi differenze e specificità. Per farci spiegare meglio come orientarci in questo mondo così specialistico abbiamo chiesto la guida dello staff di IPL, un’azienda italiana specializzata nella produzione di viti e bulloni speciali.
Allora: le viti, ci avete detto, non sono tutte uguali. Cosa le differenzia?
Le viti non sono assolutamente tutte uguali: possono dare quest’impressione al profano perché ha l’occhio poco allenato, o perché effettivamente in vita sua viene in contatto con pochi modelli e tipologie di vite che spesso sono molto simili fra loro. Ma in realtà si tratta di un prodotto con tante caratteristiche che perfino i criteri per classificarlo sono tanti, prima di tutto la forma. E anche lì ci sono distinzioni: possiamo classificarle in base al passo del filetto, oppure in base alla forma della testa (che può essere piatta, tonda o svasata), oppure ancora in base al tipo di invito. L’invito è dove si mette il cacciavite: può essere a taglio, a croce, oppure a brugola. Oggi sono più comuni le viti a croce perché si adattano bene agli avvitatori automatici.
E se invece volessimo un criterio diverso?
Si possono classificare le viti anche in base al materiale di cui sono fatte. La vite comune, per esempio, quella che si trova dappertutto, anche nei normalissimi mobiletti di casa, è fatta in acciaio: è un materiale solido e resistente per tutti gli usi. Ma se una vite deve essere usata in ambienti umidi, o all’aperto, allora l’acciaio è un materiale inadatto, perché si ossida e si arrugginisce. In quei casi è meglio impiegare una vite di materiali che non si corrodono per l’umidità, come bronzo o nickel, o rame, o anche ottone.
Esistono anche altri criteri per classificare le viti?
Ne esistono sicuramente, e molti. Uno dei più utili e pratici sicuramente è quello che si basa sul materiale dei pezzi che le viti andranno ad assemblare, e quindi genera per esempio le due grandi famiglie delle viti da legno e da ferro.
Quali sono le differenze?
Le viti da legno possono essere di molti materiali, anche teneri, perché devono superare una resistenza minima. Inoltre per essere montate richiedono un preforo, fatto col trapano o il succhiello. Una vite da ferro, invece, innanzitutto è necessariamente di acciaio duro, perché deve perforare una lastra di metallo; e in secondo luogo, è costruita in modo da essere autofilettante, ossia penetrare il materiale senza bisogno di fori preliminari. Ovviamente le viti da ferro, essendo in acciaio, sono vulnerabili alla ruggine, che potrebbe anche estendersi ai pezzi assemblati, quindi devono essere sempre nichelate o zincate per non rischiare di ossidarsi.